Edifici storici

Edifici storici

Il problema degli intonaci e delle tinteggiature è stato affrontato nelle Carte del Restauro del 1972 e del 1987.

Il 6 aprile del 1972 una circolare del Ministero della pubblica istruzione (ora Ministero per i beni culturali e ambientali) invitava tutti i sovrintendenti ed i capi di istituti autonomi dell’amministrazione delle antichità e delle belle arti ad attenersi scrupolosamente alle norme contenute nella Carta del Restauro 1972, per ogni intervento di restauro su qualsiasi opera d’arte.
In questo modo si intendeva applicare una metodologia unica alle opere d’arte di ogni epoca, fissando un insieme di norme tecnico-giuridiche che sancivano i limiti entro i quali intenderne la conservazione, sia come salvaguardia che come intervento di restauro.

La Carta si componeva di 12 articoli, recanti indicazioni di carattere generale, e di 4 allegati contenenti istruzioni specifiche per i diversi settori: salvaguardia e il restauro delle antichità (allegato A), condotta dei restauri architettonici (allegato B), esecuzione dei restauri pittorici e scultorei (allegato C), tutela dei centri storici (allegato D). Tuttavia, era carente nelle disposizioni in materia di intonaci, tinteggiature e restauro architettonico.

A giudizio di una vasta schiera di studiosi e di tecnici, tale Carta risentiva eccessivamente dell’egemonia culturale degli storici dell’arte, con il conseguente mancato riconoscimento dell’autonomia dei diversi approcci metodologici che occorrerebbe adottare in base ai diversi oggetti d’arte ci si accinge a restaurare. Per questi motivi, nel corso di un convegno indetto dal C.N.R. nel 1986 dal titolo “Problemi del restauro in Italia” si propose di elaborare una revisione ed aggiornamento della Carta, con la redazione della nuova Carta del restauro 1987.

La differenza sostanziale consiste nell’intento di: “soddisfare la necessità di uno statuto peculiare al restauro architettonico[/span] che riconosca agli edifici monumentali e ai contesti ambientali, caratteristiche specifiche in quanto a comportamento rispetto all’aggressione degli inquinanti, agli abusi degli utenti, ai rischi sismici”.

Il periodico rifacimento delle tinteggiature costituisce l’operazione più delicata. Le difficoltà maggiori si incontrano nell’individuazione delle originarie coloriture e nella formulazione delle tinte più idonee per riprodurle. A tal fine, la Carta del 1987 consiglia la raccolta delle “informazioni esatte e complete, quanto possibile, dalle fonti d’archivio, da quelle letterarie e spesso anche (ma con molta prudenza) dai vedutisti”.

Il fatto è che questo non basta: è necessario studiare le tecniche ed i materiali tradizionali delle città in cui si opera, i sistemi storici di tinteggiatura locali. Soprattutto, è necessario che siano effettuate campagne di rilevamento adeguate, condotte con metodi oggettivi e puntuali

 
 
 

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