La moda delle case sull’acqua iniziò con il finire della seconda guerra mondiale, con la mancanza di alloggi da una parte e l’improvvisa abbondanza di navi dismesse dall’altra. Quella che oggi rappresenta una delle ultime tendenze, rappresenta un fenomeno antico e tipico delle comunità caratterizzate fortemente dalla convivenza, forzata o voluta, con questo elemento.
In Estremo Oriente le case galleggianti, chiamate, “sampan”, gremiscono le vie fluviali; in Sud America affollano il corso del Rio delle Amazzoni, rappresentando l’unica soluzione possibile per sopravvivere alla stagione delle piogge, quando il livello dell’acqua è tale da sommergere sommergerebbe le abitazioni sulla terraferma. A Belgrado, negli ultimi 30 anni, sono nate 3000 case galleggianti, abitate in prevalenza da famiglie rom. Tuttavia, è in Olanda che risulta più evidente tale tendenza, in virtù della sua capillarità e del suo intreccio con la storia ed il costume del paese.
Amsterdam vive sull’acqua e grazie a questo elemento nel diciassettesimo secolo ha costruito la propria fortuna. L’acqua viene incanalata attraverso un sistema di pompe idrauliche e chiuse meccaniche rigenera quotidianamente i canali della città. Le abitazioni galleggianti, “woonboot” di Amsterdam sono circa 2500, un terzo delle quali è ormeggiato nei canali della cerchia settecentesca compresa tra Herengracht, Prinsengracht e Kaizergracht. Senza contare, poi, il gran numero abitazioni sull’acqua illegali e, pertanto, non dichiarate.
Negli anni Sessanta e Settanta, Amsterdam fu travolta dal fenomeno hippy e dimorare sulle woonbooten divenne segno di adesione al movimento: nel canale dei Principi, in Prinsengracht, una casa galleggiante sconnessa e coloratissima viene indicata ai turisti come la sede della prima comunità hippy olandese. A differenza di allora, oggi queste abitazioni sono considerate un vero e proprio lusso. La concessione delle licenze di ormeggio è bloccata: l’attuale disponibilità non soddisfa la continua domanda di coloro che desidererebbero vivere sull’acqua, e sono davvero molti. Eppure gli inconvenienti ci sono, a partire dal ghiaccio dei canali nella stagione invernale, molto pericoloso per la struttura in ferro, o dal continuo rollio d’estate, dovuto alle navi che eccedono il limite di velocità, specie nei canali più frequentati.
Tutte le case galleggianti, comunque, sono termicamente isolate e dotate di corrente elettrica, gas, riscaldamento, acqua corrente ed allacciamento telefonico. Per le navi che ancora intraprendono viaggi il riscaldamento è a diesel. Le tubature scaricano i liquami direttamente nell’acqua dei canali, quotidianamente cambiata grazie al sistema di chiuse ideato nel diciassettesimo secolo.
Tipologie
Case-nave: realizzate utilizzando un vecchio cargo dismesso, sono sicuramente le più spaziose. Oltre agli alloggi del capitano, situati nella parte posteriore, viene infatti sfruttato anche lo spazio che precedentemente era destinato al carico. Hanno una struttura in acciaio o in ferro e sono senza dubbio le case galleggianti più affascinanti e caratteristiche.
Case-vascello: mantengono lo scafo dei vecchi vascelli, ma sia la cabina di pilotaggio che il ponte sono stati rimossi. La struttura, infatti, è concepita e realizzata esclusivamente ad uso abitativo. A differenza delle case-nave, infatti, le case-vascello solitamente non intraprendono viaggi fluviali o marini.
Case-arca: realizzate esclusivamente a fini abitativi, sono costruite su uno scafo quadrato. Il metallo, che di recente ha sostituito il calcestruzzo, sostiene una struttura in legno o in mattoni. Meno suggestive della case-nave, sono preferibili poiché non richiedono i trattamenti antiruggine, la manutenzione e le ispezioni governative (ogni 4 anni) a cui devono essere sottoposte le case-nave e le case-vascello.